BIOGRAFIA

Mario Trevi



Tra i più giovani della generazione dell'epoca d'oro dei cantanti melodici napoletani. Primo di nove figli di un'umile famiglia di Melito di Napoli, a 13 anni, nel 1954, inizia a studiare canto con il M°Attilio Staffelli, professore al Conservatorio di San Pietro a Majella. Dopo aver vinto vari concorsi per Voci nuove in varie Regioni del Sud Italia, nel 1956 debutta al Teatro San Ferdinando nel Festival del Vesuvio. In sala ad ascoltarlo c'è Eduardo De Filippo. Nel 1957 canta con Claudio Villa alla manifestazione Porta Capuana 'N Festa, dove conosce Gennaro Pasquariello. Nel 1958 debutta alla Piedigrotta Abici con Giacomo Rondiella, Tecla Scarano e Nicla di Bruno. Dotato di una calda voce, incide i primi 78 giri nel 1959 ed arriva al successo grazie al brano Si ce lassammo, che vende 500.000 copie ed è incisa lo stesso anno anche da Sergio Bruni, idolo del giovane Trevi. Seguono i successi presentati alle Audizioni di Piedigrotta con i brani 'O sfaticato (nel 1960, 150.000 copie vendute) e È desiderio (nel 1961, 300.000 copie vendute). Nel 1960 si esibisce al Teatro San Carlo di Napoli, partecipando allo spettacolo Bontà di Napoli con Totò, Nino Manfredi, Pietro De Vico, Paolo Panelli, Claudio Villa, Virna Lisi. Lo stesso anno debutta al Festival di Napoli con il brano Canzone all'antica, in coppia con Franca Raimondi, vincitrice del Festival di Sanremo. Nel corso delle edizioni si posiziona in finale, aggiudicandosi primi, secondi e terzi premi. Vi partecipa fino al 1970, anno in cui termina la manifestazione. Nel corso delle edizioni divide brani e successi con Claudio Villa, Johnny Dorelli, Milva, Maria Paris, Nunzio Gallo, Robertino, Mario Abbate, Emilio Pericoli. Nel 1961 viene notato dallo scrittore Giuseppe Marotta, il quale gli affida la canzone Mare verde, presentata al Giugno della Canzone napoletana con Milva ed arrivata seconda in classifica. L'anno successivo si aggiudica il primo premio a Gran Festival di Piedigrotta con Mandulinata blu. Dal 1961 le sue incisioni, stampare e distribuite dalla Durium di Milano, iniziano a varcare i confini nazionali, arrivando ad avere successo in Francia, Spagna, Venezuela, Argentina, Jugoslavia, Stati Uniti. Nel 1963 si aggiudica il secondo premio al Festival di Napoli con Indifferentemente, celebre brano diventato classico ed inciso da Mina, Fred Bongusto, Amii Stewart, Gino Paoli, Sergio Bruni, Roberto Murolo. Inizia a partecipare a varie trasmissioni radiofoniche e televisive, come Napoli contro tutti, Canzonissima, Scala Reale, dove è presentato da Corrado, Peppino De Filippo, Nino Taranto, Mike Bongiorno, Enzo Tortora, Pippo Baudo. Nel 1965 effettua la prima tournée all'estero. Nel corso degli anni viaggia negli Stati Uniti, in Canada, in America del Sud, in Europa, dove effettua tournée italo-napoletane con Nilla Pizzi, Claudio Villa, Milva e Luciano Tajoli. A New York si esibisce all'Accademia di Musica di Brooklyn, al Carnegie Hall, al Radio City Music Hall, al Madison Square Garden. Nel 1966 si aggiudica il terzo premio con Che chiagne a ffa! al Festival di Napoli, in coppia con Tony Astarita. Nello stesso anno canta in italiano ed arriva in finale al Festival delle Rose con Gianni Morandi, Jimmy Fontana, Little Tony, Lucio Dalla, Al Bano. Continuano le partecipazioni al Festival di Napoli nel 1967, nel 1968, nel 1969 e nel 1970, dove presenta i successi Cara busciarda, Malacatena e Sulitario. Tramontato il Festival nel 1970, si adegua ai tempi dedicandosi, fino agli anni '80, alla Sceneggiata napoletana in teatro, con successi del repertorio come 'O carabiniere, 'O metronotte, 'O professore, 'Nu telegramma, 'A pagella. Quest'ultima vende oltre 850.000 copie. Nella sua compagnia teatrale scrittura e lavora con artisti del calibro di Tecla Scarano, Rosalia Maggio, Beniamino Maggio, Maria Di Maio, Trottolino, Lino Crispo, Bianca Sollazzo. Nel 1980 debutta al cinema con Marc Porel, Marisa Laurito, Beniamino e Rosalia Maggio, nel film La pagella, che incassa due miliardi e ottocento milioni di lire. Nello stesso tempo si dedica al repertorio classico napoletano, riprendendo e rilanciando brani degli anni '30 del repertorio di Gilda Mignonette, Vittorio Parisi, Ada Bruges. Continua l'operazione negli anni '80 e '90. Dal 1982 al 1996 incide oltre oltre cento brani napoletani degli anni '40 e '50, alcuni arrangiati dal giovane Gigi D'Alessio. Nel 1981 vince il Festival di Napoli e Nuove Tendenze con il brano 'O tesoro. Nel 1986 incide il brano di successo Alla mia donna. Nel 1989 ripropone, arrangiati con strumenti elettrofoni, i successi di inizio carriera. Al repertorio classico e melodico da uno sguardo all'attualità. Nel 1995 incide l'album ...Niente - Trevi canta Daniele, incidendo i primi successi del cantautore come Terra mia, Napule è, Lazzari felici, Quanno chiove. Nel 1995 e 1998 incide, con il fratello Franco Moreno, i duetti 'Nu frate grande e Pronto Mario. Nel 2009 canta con Vinicio Capossela, suo ammiratore, al Premio Carosone. Nel 2010 continua a sperimentare nuove forme musicali, dedicandosi alla rielaborazione del Turbo-folk balcanico in chiave napoletana, rivisitando brani classici napoletani. Si circonda di giovani musicisti, i Lunabianca, effettuando vari tour in Europa. L'11 ottobre 2011 il suo paese natale, Melito di Napoli, gli dedica il Mario Trevi Day. Nel 2013 è premiato al San Gennaro Day e nel 2019 partecipa trionfalmente al concerto Napoli Pizza Village organizzato da radio RTL 102.5, con Clementino, Arisa, Achille Lauro, Elodie, i The Kolors, Eduardo Bennato, Cristiano Malgioglio, Dolcenera, i Boomdabash, Enrico Nigiotti, Bianca Atzei, Mahmood. Nello stesso anno tiene una lezione sul Festival di Napoli al Conservatorio Statale di Musica "Nicola Sala" di Benevento. Nel 2021, in occasione dei suoi 80 anni, pubblica l'autobiografia Indifferentemente, scritta con il nipote Salvatore Architravo.
Il 22 dicembre 2021, a Palazzo San Giacomo, riceve dal sindaco di Napoli Gaetano Manfredi la Medaglia della Città di Napoli per i suoi meriti artistici, con la seguente motivazione: La città di Napoli al Maestro Mario Trevi in segno di grande affetto ed ammirazione per la Sua fulgida, brillante carriera di autentico interprete dell'immenso patrimonio musicale della canzone napoletana e di profonda gratitudine per aver portato e tenuto alto il nome di Napoli in Europa e nel Mondo intero. Tra i tanti riferimenti bibliografici, nel 1968 il poeta e giornalista Ettore De Mura lo inserisce nella sua opera Enciclopedia della Canzone Napoletana, nel 1990 viene inserito nel Dizionario della canzone italiana edito da Armando Curcio, Nel 2015 è la volta della Nuova Enciclopedia Illustrata della Canzone Napoletana di Pietro Gargano.

LA CRITICA




**** “ ETTORE DE MURA ”

Lasciò il negozio di tessuti, dov'era impiegato, per dedicarsi alla canzone napoletana, nel 1959. Ebbe la prima affermazione al Trianon di Napoli, dove portò al successo Si ce lassammo di De Mura, D'Alessio e Renato Ruocco. L'anno successivo partecipò a spettacoli vari e fu apprezzato per le sue interpretazioni melodiche in tutti i teatri popolari. Nel 1961 al Giugno della Canzone napoletana, in coppia con Milva, vinse il secondo premio con Mare verde di Marotta e Mazzocco, e cantò E' napulitana di De Luito e Cioffi. Tra i finalisti del Festival 1961, figurava con Settembre cu me, di Fiore e Vian e Cunto 'e lampare, di Bonagura e Recca. Si piazzò al secondo posto, in coppia con Mario Abbate, al Festival del 1963, con Indifferentemente, di Martucci e Mazzocco.

(tratto da Enciclopedia della Canzone Napoletana, Casa Editrice Il Torchio, Napoli, 1969)

**** “ PAQUITO DEL BOSCO ”

Uno dei grandi della Canzone napoletana. Tutti gli aggettivi possibili sono stati già utilizzati per lui. Una sorta di Rocca di Gibilterra; il giorno che crollasse, " l'Impero britannico " va in frantumi.

(tratto da Cantanapoli, Rai radio 1, 9 maggio 2011)

**** “ PIETRO GARGANO”

Primo successo al Trianon, Si ce lassammo, inciso con Vieneme 'nzuonno. Nel 1959 approdò alla radio acquistando rapida popolarità. Ha gran merito del successo delle splendide Mare verde e Indifferentemente. Stella del festival (terzo nel '66 con Che chiagne a ffà), ha lanciato Me parlano 'e te, Sole 'e luglio e ha vinto nel '62 il Festival di Piedigrotta con Mandulinata blu. Non furono soltanto Modugno, Sofia Loren e Carosone a vendere centinaia di migliaia di dischi in tutto il mondo, nell'ultima età dell'oro. Un esempio clamoroso della fama internazionale della canzone napoletana moderna, fino alla seconda metà degli anni Sessanta, fu Indifferentemente, album inciso nel '63 da Mario Trevi, un artista di tradizione e di sentimento. Quel 33 giri, distribuito in Italia dalla Durium, ebbe numerose edizioni straniere. Fu distribuito in Francia, in Spagna, persino in Venezuela con l'etichetta Fiesta. Soltanto all'estero l'hit di Trevi vendette 400.000 copie. Trevi - e non fu il solo- incise anche espressamente per il mercato estero. Due esempi: Le disque d'or des Chansons Napolitaines e Naples today. Tra i protagonisti della sceneggiata, con senso della misura. Negli anni Settanta fu la sceneggiata a fungere da traino ai dischi napoletani. L'album 'A pagella di Trevi (stesso titolo della sceneggiata replicata 165 volte) vendette oltre 310.000 copie.

(tratto da Il Mattino, 24 dicembre 1996)

**** “ ENZO GIANNELLI ”

Conosciuto il maestro Acampora, lascia il negozio di tessuti dove fa il commesso e nel 1958 debutta al Trianon durante un'audizione di Piedigrotta. Nel 1959 comincia a cantare alla radio e incide il primo disco contenente Si ce lassammo e Vieneme nzuonno. Dotato di una calda voce tipicamente napoletana, si ispira allo stile di Sergio Bruni. Nel 1961 diventa popolarissimo al Giugno della Canzone Napoletana vincendo il secondo premio con Mare verde, la splendida canzone di Giuseppe Marotta e Salvatore Mazzocco, presentata in coppia con Milva. Tre mesi più tardi coglie un'altra affermazione al Festival di Napoli cantando Settembre cu' mme. Nel 1962 si classifica primo al Festival di Piedigrotta con Mandulinata blu. Dal 1963, anno in cui vince il secondo premio con Indifferentemente, ottimo successo discografico, al 1970, partecipa a tutte le edizioni del Festival di Napoli, ottenendo ancora un terzo posto nel 1966 con Che chiagne a ffà. Dischi, spettacoli teatrali, trasmissioni radiofoniche e televisive, tournée in Italia e in America completano il quadro di una carriera lunga e brillante. Fra le sue interpretazioni: E' napulitana, Cunto 'e lampare, Me parlano 'e te, Sole 'e luglio, E' frennesia.

(tratto da Il dizionario della canzone italiana , a cura di Gino Castaldo, Casa Editrice Armando Curcio, Roma, 1990)

**** “ ANTONIO LUBRANO ”

Tanti anni fa, per conto di un settimanale che conoscete tutti, Sorrisi e Canzoni, facevo l'inviato ai Festival. Ho fatto dodici Festival di Sanremo, tutti i Festival di Napoli possibili e immaginabili. Era l'epoca di Sergio Bruni, di Mario Abbate, delle stelle della Canzone napoletana, e quindi anche di Mario Trevi. Quando oggi sento parlare di "neomelodici", scusatemi, sono un po' polemico. Mi viene un po' da ridere, perché i melodici veri erano quelli, in quegli anni, che sapevano essere eredi dell'autentica Canzone napoletana, che, come sapete, ha avuto il suo periodo d'oro tra la fine dell'ottocento fino alla metà degli anni '60. Ci sono due canzoni fondamentali che segnano l'inizio e la fine di questo periodo. Comincia con Te voglio bene assaje e finisce con Indifferentemente.

(In occasione del 16° premio PulciNellaMente, 4 maggio 2014)

**** “ FEDERICO VACALEBRE ”

A Mario, come a pochissimi altri (si contano sulle dita di una mano: Angela Luce, Mirna Doris) affidiamo il compito di essere l'ultima trincea di Cantanapoli. I giovani cantanti, quelli che sono venuti dopo di loro, quelli che non hanno conosciuto la catena di Cantanapoli, quella dei Festival, quella di quando la Canzone napoletana era la Canzone italiana, guardano a loro come quelli che sanno come sono scritte le canzoni. Mario, tanto per intenderci, è Mr. Indifferentemente. Indifferentemente è una delle ultime perle moderne della Canzone napoletana. Oggi il gioco cambia. Con il disco Napoli Turbo Folk fa' un gioco che ricorda quello che hanno fatto, in altri momenti, Renato Carosone e Renzo Arbore, ch'è quello di dire "si, la Canzone napoletana ha queste due facce, quella umoristica e quella melodica". Quella melodica, di solito, predomina (Indifferentemente non è una canzone allegra). Carosone l'ha fatto nel dopoguerra, Renzo Arbore l'ha fatto nel dopo terremoto, quando la Canzone napoletana non la sopportava quasi più nessuno, ridotta a retorica, Mario Trevi lo fa oggi quando, tra Gomorra e "munnezza" siamo messi pure bene. Ha chiesto ai giovani una botta di energia.

(tratto da Cantanapoli, Rai radio 1, 9 maggio 2011)



HANNO DETTO DI ME...







**** “ ALBERTO AMATO ”

Ti auguro tanta felicità, e che tu possa godere, insieme alla tua cara ed affettuosa famiglia, questo “piccolo-grande” regno che ti sei creato.

(In occasione di un incontro privato. 9 ottobre 1992)

**** “ RENZO ARBORE ”

Ci sta chi canta napoletano e chi canta in napoletano. Per me Mario Trevi canta napoletano , in senso stretto. Il tempo è un giustiziere formidabile perché filtra il vero talento, come il filtro di un buon caffè. Il tempo contribuisce a farmi ritenere Mario Trevi una delle più belle voci, una delle voci più espressive, una delle voci più emozionanti, quando Trevi canta le sue canzoni d'autore, come Sciummo, o le più popolari come Dimme addo' staje. La voce di Mario Trevi, secondo me, rimarrà per sempre come un grande documento di come si devono interpretare le Canzoni Napoletane. Il mio personale augurio è quello dei suoi fan d'oltre oceano: Mario, cient'anne!

**** “ SERGIO BRUNI ”(di Adriana Bruni)

Ho conosciuto Mario Trevi da ragazza, in una di quelle rare occasioni nelle quali mio padre mi portava con sé, dietro le quinte dei teatri. Rare perché papà evitava accuratamente di far frequentare, a noi quattro figlie, l’ambiente dello spettacolo, da egli ritenuto poco confacente a ragazze di buona famiglia, come voleva che noi fossimo. Ha preteso che studiassimo fino al compimento della laurea, cosa che noi abbiamo puntualmente fatto, consapevoli che a nostro padre, nell’ infanzia, era stato negato il diritto allo studio, a causa dei grandi disagi familiari. Nel mio caso, però, questo suo desiderio è stato completamente disatteso visto che, nonostante la laurea, ho voluto fortemente intraprendere la difficile strada dello spettacolo. La passione per il canto era dentro di me più forte di qualsiasi suo divieto, ed infine, ho avuto il suo placet ed il grande privilegio di affiancarlo sul palcoscenico. Quello che ricordo molto bene di Mario, in quelle pur rare frequentazioni, è la grandissima stima sempre dimostrata nei confronti di mio padre, ma anche il grande affetto. Ritengo che, tra le generazioni successive, Mario Trevi sia l’artista dallo stile vocale più attinente a quello di papà e la sua lunga carriera, costellata da grandi successi, ne è una riprova. Tra tutti emerge, senz’altro, “Indifferentemente”, struggente brano del 1963 di Umberto Martucci e Salvatore Mazzocco, inciso poi da mio padre, che anch’io amo molto interpretare. Artista poliedrico (cantante, attore teatrale e cinematografico, compositore di testi), Mario Trevi è tutt’ora sulla cresta dell’onda. Ha attraversato indenne, nella sua lunga carriera, l’evolversi delle mode e dei manierismi, rimanendo costantemente nel solco della nostra grande tradizione, seppur nella capacità di reinventarsi ogni volta. Nel 2009, in occasione dell’evento in onore di mio padre “Omaggio a Sergio Bruni”, da me organizzato insieme con la Proloco di Villaricca (paese natìo di mio padre), ho avuto modo di incontrarlo nuovamente, dopo molti anni. E’ stato molto affettuoso nei miei riguardi, dimostrando di essere, anche umanamente, una grande persona con la quale rapportarsi. Nel corso dello spettacolo, oltre ad esibirsi in brani come “Lusingame e “Indifferentemente”, ha dedicato al folto pubblico presente alla manifestazione, la ormai celebre “Carmela”, canzone scritta da mio padre insieme con Salvatore Palomba, ricevendo scroscianti applausi. È senz’altro una delle ultime voci della melodia classica napoletana.

**** “ VINICIO CAPOSSELA ”

Registrerò presto o tardi un disco di interpretazioni, anzi due o tre, il primo sarà dedicato ai sogni, il secondo a canzoni d'altrove riscritte in italiano, il terzo comprenderà “Bolle di sapone” di Endrigo, “La donna riccia” e “Indifferentemente”, quest'ultima solo dopo aver ottenuto il permesso da Mario Trevi.

( "Io, Celentano e gli antichi romani" - Capossela, un minitour lontano dalla routine intervista rilasciata a Federico Vacalebre su Il Mattino. 15 agosto 2002)

**** “ GLORIA CHRISTIAN ”

Mario lo conosco da sempre. Ci siamo conosciuti durante qualche Festival. Abbiamo lavorato insieme. Ci incontravamo spessissimo, non solo ai Festival ma anche alle serate, alle feste di piazza. Uno arriva, l’altro se ne va. Ci si saluta di fretta, ci si rincontra. Principalmente ci si vedeva al Festival di Napoli. Il Festival, a livello nazionale, nel primo periodo, è stato molto più importante di Sanremo. C’è stato un periodo in cui Sanremo era abbastanza decaduto. Poi c’era il Maggio musicale, la Piedigrotta, lo spettacolo Bontà di Napoli. A Napoli c’era un fermento di canzoni. Venivano tutti i cantanti nazionali ed anche esteri. Al Festival di Napoli hanno scritto molti autori che ancora continuano a scrivere per Sanremo. Nel 1967, al Festival di Napoli, ho cantato con Mario, in doppia esecuzione con orchestre diverse, come si faceva anche a Sanremo, la canzone Casarella ‘e piscatore. La canzone, diciamo la verità, era più adatta a Mario. Era una canzone melodica, melanconica. Raccontava un po’ la vita antica. Era bella, anche se non ha avuto un successo eclatante, però è stata popolare ed abbastanza seguita in quell’anno. Lo ricordo anche nell’edizione del 1970, a Capri. Quell’anno ho fatto la presentatrice perché non c’erano canzoni per me. Avevo chiesto delle canzoni e non mi erano state date e per “non perdermi” mi avevano fatto presentare con Daniele Piombi. Mario Trevi, un grandissimo cantante, elegante, serio, professionista, sempre puntuale, con una bella voce calda. Mario aveva ed ha una bella voce, chiara, senza tanti segni del tempo. Ha avuto un bel successo. Forse non quello che meritava. Meritava di più, molto di più. L’anno successivo c’è stata la fine. Questa fine è stata voluta. Autori ed editori hanno litigato tra di loro. Cari signori, non eravamo noi i divi, i divi erano gli autori, perché ognuno di loro quando scriveva una canzone credeva di aver scritto chissà quale opera famosa. Per loro era veramente shockante non avere il primo premio, il secondo premio, la prima uscita, la seconda uscita, quel cantante, quella cantante. È stato anche un pretesto della televisione, che ha voluto approfittare di queste liti da mercato per togliere le telecamere. Tutti gli autori erano contenti e soddisfatti e non si rendevano conto che si erano dati la zappa sui piedi. Ed è così che è finito il Festival napoletano, e non si farà mai più. Oggi la canzone napoletana non c’è. Oggi ritorniamo alla canzone antica, ritorniamo a ricordare le canzoni belle del dopoguerra, le canzoni classiche. Oggi non mi pare di sentire una produzione napoletana, anche perché oggi cantano in una forma strana.

**** “ GIGI D'ALESSIO ”

Mario Trevi è indubbiamente uno dei più grandi interpreti della canzone napoletana. Un uomo di grandi valori, di grandi pensieri. Un uomo assolutamente sincero. Ho avuto il piacere di lavorare con lui come arrangiatore, come direttore d'orchestra, come pianista. Ho sempre visto un grande lavoratore dello spettacolo. Un uomo che curava il suo patrimonio vocale. Non ha mai fatto uso di eccessi, non ha mai fatto le notti inutili, non si è mai dato alla movida. È stato l'uomo che lavorava per l'artista. Un uomo di grande fede, molto legato alla Madonna del Carmine. Un artista conoscitore di una grande cultura dei vecchi classici della canzone napoletana, anche di quelli che non hanno avuto successo. Ho avuto il piacere di arrangiare una decina di album, dove ho fatto tanta esperienza. Lì ho conosciuto tante canzoni che non avevo mai ascoltato. Mario aveva la passione di andare al mercato delle pulci a comprare i 78 giri, dischi che era impossibile da ascoltare perché non c'erano più quelle tecnologie. Riversava i 78 giri sulle musicassette e me le portava. Ho arricchito la mia conoscenza. È stato sempre attento ai tempi. Quando si parlava di canzoni legate alla malavita, al sociale, da cui venivano ricavate le sceneggiate. In quel periodo nacque la canzone 'A pagella. Personalmente non lo preferisco in quella veste. La veste di Mario che amo è indubbiamente Indifferentemente, Mare verde, Cunto 'e lampare, 'O tesoro. È stato un uomo intelligente, non è stato uno spendaccione... per non dire che è stato un tirchio. Ricordo con tanto affetto la prima cosa che mi disse quando feci il mio primo successo, Cient'anne con il grande Merola: "guagliò m'arraccumanno astipate 'e sorde e accattate 'a casa" (mi raccomando, conserva i soldi e comprati la casa). È stato un grande consiglio per un ragazzo che iniziava ad avere successo. Quello è stato un grande insegnamento da parte di Mario Trevi. Solo che Mario era l'opposto: ne guadagnava 100 e ne conservava 110, io ne guadagnavo 100 e ne spendevo 70. Mario è una bella pagina della canzone napoletana. Con lui ho vissuto sempre momenti belli. Ho iniziato a dodici anni ad essere il pianista di tanti artisti ed ho vissuto il bello di quella categoria di artisti che hanno segnato una pagina importante nella mia vita, nella mia testa, nel mio cuore. Forse Mario avrebbe potuto fare anche di più. Noi abbiamo l'abitudine di decidere tutto da soli, non siamo abituati ad investire su chi ci circonda. Veniamo dal nulla e ci siamo circondati di persone che venivano dal nulla come noi. Forse abbiamo sbagliato. Mario con una gestione un poco più professionale, se si fosse affiancato a persone più competenti del mercato nazionale, forse poteva fare di più. Quella è stata la mia forza. Vedendo loro, Trevi, Merola, che non erano circondati da persone di grande gestione, ho fatto l'opposto: mi sono circondato di persone che conoscevano bene il settore discografico nazionale. Forse questa è stata la mia fortuna. Ciò non toglie che quello che ha fatto Mario resterà nella storia. La musica è l'unica cosa che non muore mai.

**** “ NINO D'ANGELO ”

Per me è molto difficile parlare di Mario, perché dovrei usare parole che non appartengono al mio vocabolario. Parole più grandi di me. Mario Trevi è stato uno dei miei idoli dell'infanzia. Con Mario Merola ho avuto un rapporto più artistico, con Mario Trevi ho avuto un rapporto più amichevole. Di Mario mi è sempre piaciuto il valore della famiglia. È stato sempre serio. La gente prendeva fischi per fiaschi, diceva "Mario Trevi non spende una lira!" perché non lo conoscevano. Tutti coloro che ci tengono per la famiglia si chiudono nelle loro case e non fanno sapere niente. Andavo a trovare Mario quando non ero ancora Nino D'Angelo e quando non potevo uscire di casa. Quando non potevo uscire di casa, con il caschetto, mi rifugiavo a casa di Mario. Mi portava nella sua stanza dei dischi, faceva il collezionista, e mi diceva "adesso ti faccio ascoltare Viviani", "ti faccio ascoltare Gilda Mignonette". Mario Trevi oggi è la storia. È la storia della canzone napoletana. È uno di quelli che, quando lo vedi, ti ricorda il Festival di Napoli. È la prima cosa che mi appare. Non mi appare il Mario Trevi che ho conosciuto negli anni '70, ma il Mario Trevi del Festival di È frennesia!, Ricordo 'e 'nnammurate, Indifferentemente. Il Mario Trevi che consegnerà alla storia. Mario per me è uno di quei pochi che rappresenta la vera canzone napoletana. Oggi cos'è la canzone napoletana? Non lo sappiamo più. Mario Trevi è la canzone napoletana. I veri cantanti erano quelli del Festival di Napoli e Mario è sicuramente uno di questi grandi.

**** “ TULLIO DE PISCOPO ”

Mario l'ho ascoltato la prima volta alla fine degli anni '50. Era la sua prima incisione che fece un successo incredibile. Poi un bel giorno mi affacciai dal balcone di casa mia, dove c'era il negozio di dischi Spagnuolo, e chi ci vedo? Mario Trevi! Mario poi sposò la figlia di don Gennaro Spagnuolo, Titina, con la quale eravamo cresciuti insieme. Mario l'ho conosciuto qualche anno dopo. Doveva formare un nuovo gruppo e con mio padre andai a casa sua a Posillipo. La cosa non andò in porto ma non ci siamo mai persi di vista e di stima. Se mi dici Mario Trevi ti rispondo "Tramonta 'a luna!" Indifferentemente, è lui, nel mondo! Siamo stati insieme, con Mike Bongiorno, a Viva Napoli. Andavamo a mangiare con Nunzio Gallo, Mario Merola, Gigi D'Alessio che era agli inizi. Ci siamo sempre divertiti, tra barzellette e risate. Ho bei ricordi e tanta stima, come Artista, come voce.

**** “ MIRNA DORIS ”

Era una magnifica serata estiva, a Minturno. Avevo diciotto anni ed era la mia prima festa di piazza. Ero accompagnata da mia mamma e mio fratello Giovanni. Siamo arrivati sotto a questo grande palco di legno, che sembrava uno spazio per fare una sagra. Non sapevo si cantasse così in mezzo al paese. Quando è venuto il mio turno, mi dovevano buttare sul palco, perché non avevo tanta dimestichezza. Questo palco era montato su delle alte palafitte, e per raggiungerlo ci avevano appoggiato vicino una scala di legno, tipo quelle usate dai muratori. Era talmente alta che mi sentivo intimorita. Ho iniziato a salire e, arrivata a metà, ho alzato lo sguardo ed ho visto questo signore che mi diceva "piccirè fa ambresso!" (piccola fa presto!). Questo signore bruno, con una mole forte, simpatica, voleva aiutarmi. Mi ha tirata su, mi ha fatto compagnia e mi ha aiutata per scendere. Questo signore è diventato un mio grande compagno, amico di lavoro: Mario Trevi. Mario era sempre con noi, con il M° Mazzocco. Nel 1961 Mazzocco gli affidò Mare verde, una canzone meravigliosa che abbiamo cantato tutta la vita. È stato un successo che ha determinato tutta la carriera di Mario. All'epoca non avevo ancora l'età per uscire per televisione, infatti la cantai a Canzonissima anni dopo. Allora questa canzone fu data ad una cantante come poche nel mondo, Milva. Con Mario ho condiviso un lungo percorso. In tanti Festival. È un grande amico. Insieme abbiamo girato il Mondo. Partivamo ed andavamo a New York, poi Chicago, in tutte le città dove c'era una cultura italo-americana. Era pieno di napoletani, siciliani, pugliesi. Erano tutti emigranti, nostri amici, gente che ci aspettava. Avevamo tantissimo successo. Escluso Cina e Giappone, siamo andati ovunque. Poi arrivò il 1971 è finì il Festival di Napoli. Non è un episodio storico, è un episodio vergognoso. Già avevamo una città che non era tanto responsabile, per via di una politica marcia. Ma qui facciamo finta di non accorgercene. Questa è una città che discute solo ventiquattro ore. Qui ci hanno tolto tutto. Questa è una città fatta di conigli. Io sono vecchia e vorrei fare la guerra per poter salvare i bambini da questa città così precaria. Città bellissima, per carità, ma non è solo per via del rossetto che sei bella. Devi avere anche un po' di palle, no? Questa è una città che ancora ci toglierà e continueremo a non dire niente, perché siamo fatti così, abbiamo "molto da fare". Poi è ritornata la sceneggiata. In quel periodo abbiamo lavorato in Sicilia molto di più dell'hinterland napoletano. In Sicilia facevamo due-tre feste di piazza alla settimana, facevamo teatro, facevamo sceneggiate. Ricordo che, in qualche occasione, c'erano dei funzionari dell'Alitalia che, quando ci aspettavano all'aeroporto, ci dicevano "Abbiamo dovuto incrementare gli aerei per portarvi tutti in Sicilia!". Con Mario ho condiviso sempre dei bei ricordi. Quando mi trovavo a passare nei pressi di Melito, il suo paese natale, e lo telefonavo, Mario mi rispondeva "Aspetta! Ha aperto il fornaio. Ti faccio portare il pane caldo a casa". Mi comprava due enormi pezzi di pane e me lo regalava. Mario me lo sento nelle radio private. Ci sono delle radio che fanno dei programmi di Mario che durano anche un'ora. Ti fa sentire delle canzoni straordinarie, bellissime e le canti appresso a lui! E magari dimentichi il caffè sul fuoco, lasci l'acqua aperta ed allaghi il bagno. Questo è il fenomeno che ha ancora la sua voce, la sua passione. Ti trascina.

**** “ FRANCO FRANCHI ”

Con la ventata dei film di Mario Merola, Mario Trevi ed Angela Luce, la Canzone napoletana sta ritornando su.

(Dichiarazione rilasciata durante una puntata della trasmissione Stanotte state con noi, condotta da Daniele Piombi, in onda sull'emittente Antenna Sicilia. 1979)

**** “ TULLIO DE PISCOPO ”

Mario l'ho ascoltato la prima volta alla fine degli anni '50. Era la sua prima incisione che fece un successo incredibile. Poi un bel giorno mi affacciai dal balcone di casa mia, dove c'era il negozio di dischi Spagnuolo, e chi ci vedo? Mario Trevi! Mario poi sposò la figlia di don Gennaro Spagnuolo, Titina, con la quale eravamo cresciuti insieme. Mario l'ho conosciuto qualche anno dopo. Doveva formare un nuovo gruppo e con mio padre andai a casa sua a Posillipo. La cosa non andò in porto ma non ci siamo mai persi di vista e di stima. Se mi dici Mario Trevi ti rispondo "Tramonta 'a luna!" Indifferentemente, è lui, nel mondo! Siamo stati insieme, con Mike Bongiorno, a Viva Napoli. Andavamo a mangiare con Nunzio Gallo, Mario Merola, Gigi D'Alessio che era agli inizi. Ci siamo sempre divertiti, tra barzellette e risate. Ho bei ricordi e tanta stima, come Artista, come voce.

**** “ ENZO GRAGNANIELLO ”

"Indifferentemente è una canzone che, da quando l'ho sentita da piccolo, quando la cantava Mario Trevi, mi piacque molto. Assaje! Mi è sempre piaciuta. Nel '86-'87, non ricordo, la cantai anche quando presi il Premio Tenco. Ho cantato Indifferentemente. Cosa c'entrava per me che scrivo tante canzoni? Non lo so. Alla fine, ad una manifestazione dedicata a Sergio Bruni, Mario Trevi l'ha voluta cantare con me. Abbiamo fatto “voce e chitarra”. Mi sono divertito tanto e sono stato molto felice di averla cantata con lui perché è da lui che l'ho sentita la prima volta."

(D al programma radiofonico Cantanapoli, condotto da Federico Vacalebre e Paquito Del Bosco sull'emittente Rai Radio 1. 31 gennaio 2011)

**** “ TONY IGLIO ”

Ero un arrangiatore di Mario Trevi sin dagli inizi. Ero un arrangiatore che non compariva. Facevo gli arrangiamenti a Mario Trevi ed Aurelio Fierro per conto di un altro Maestro. Al Festival di Napoli facevo parte dell'Orchestra Anepeta, ed è in quella occasione che ho conosciuto Mario, nei primi anni '60. Mario cantò una mia canzone al Festival di Napoli nel 1969, ed anche li non comparivo. La canzone era Cara busciarda, presentata come di Renato Fiore e mio cugino, il M° Mario Festa, perché avevo già due canzoni in gara. L'orchestra fu diretta dal M° Eduardo Alfieri. Nel 1970 presentò Malacatena nella piazzetta di Capri e diressi io l'orchestra. Ricordo che stavamo vicini di stanza in albergo e Mario, giorno e notte, si esercitava con il ritornello della canzone Ricordo 'e 'nnammurate. Mario veniva da un'operazione alla gola avuta pochi mesi prima e si preoccupava di prendere quella nota nel ritornello. Alla fine l'esibizione al Festival andò benissimo, come andò bene anche Malacatena. Poi arrivò l'edizione del 1971. Al mattino facemmo regolarmente la prova delle canzoni. Quando tornammo nel pomeriggio in Teatro, per la serata, eravamo già vestiti in smoking. Vedemmo un fatto strano. Si ritiravano le telecamere. Da questo fatto incominciò un mormorio. "Cosa sta succedendo?". Ci dissero che il Festival non si faceva. Apriti cielo. Quello che successe fu una cosa terribile. Non si sparò perché corsero i carabinieri. Il direttore della Rai non volle far partire questo Festival perché c'erano stati degli autori che dissero che c'erano stati degli imbrogli e portarono delle prove. Fu una cosa molto seria. Nel 1973 ci fu Astrignete a mme. Ricordo come fu fatta. Eravamo nell'ufficio di Pollio, il discografico di Mario Trevi. Si doveva presentare una canzone alla Piedigrotta Le Nuove Canzoni di Napoli. Mi misi al pianoforte e dissi a Pollio <>. L'autore Antonio Moxedano si scrisse subito la frase che avevo detto, e completò il testo. Andò molto bene questa canzone. Poi arrivò un altro genere. Noi autori volevamo fare canzoni belle, pulite, però si vendeva per quel mercato. Noi autori ed i cantanti eravamo un po' costretti a fare quel genere di canzoni, perché se non facevi quelle non vendevi niente. Ci adattammo. Facevi la canzone italiana ma non avevi la possibilità di passare in televisione, perché anche li c'erano tante cose strane. Case discografiche che avevano comprato i dirigenti. Non era una bella situazione. E noi eravamo esclusi. Dovevamo lavorare, ed abbiamo fatto lavorare molti orchestrali, migliaia di orchestrali. In quel periodo nacque 'A pagella. Avevamo visto il film Un borghese piccolo piccolo con Alberto Sordi. La trama del film ci sembrava un fatto che si poteva fare anche in napoletano. Conoscemmo uno degli operatori che aveva girato il film e ci incoraggiò nel realizzare il progetto. Partì il progetto. Facemmo questo film ed andò molto bene, fece un grande successo. Io mi occupai della colonna sonora. L'anno dopo, nel 1981, ci fu 'O tesoro. Quando Mario Trevi lesse il testo bocciò la canzone. La musicai lo stesso. La feci ascoltare a mia moglie la quale mi disse "No, non fare queste cose, sono superate". Invece quando Mario Trevi sentì la musica disse "Questa cosa la faccio". Accettò di farla e diede torto a mia moglie. Con questa canzone partecipò ad un Festival e vinse il primo premio. Il Festival di Canale 21.

**** “ MARISA LAURITO ”

È stata la mia unica esperienza al suo fianco. Interpretavo il ruolo della moglie, quindi ero la protagonista con lui, cui ammazzavano il figlio piccolissimo. Una di quelle storie di camorra e dolore che in quegli anni funzionava. Una rarità, purtroppo. Eppure, credo di essere adatta a ruoli seri, ma non me ne hanno mai affidati. Quello lo ricordo con piacere. Negli Anni Settanta, Mario Trevi aveva raccolto i frutti del suo lavoro, era considerato già un grande interprete della canzone napoletana. Era un cantante famoso, un personaggio doc. Poi, aveva lanciato Indifferentemente, una delle più belle canzoni del nostro repertorio, quindi per me era emozionante lavorare con lui e quel ruolo mi sembrò ancora più importante, anche se i film tratti dalle sceneggiate restavano un po' relegati in ambiti ristretti. Lui, inoltre, fu molto carino con me, che ero giovane e avevo ancora tanto da imparare.

(Dall'intervista Laurito: «Io, attrice drammatica in un film con Mario» rilasciata a Angela Matassa su Il Mattino. 15 aprile 2005)

**** “ MARIO MEROLA ”(di Francesco Merola)

“Rosì vado a sentire Mario Trevi”, queste erano le parole che mia madre si sentiva dire agli inizi degli anni sessanta, quando mio padre ancora doveva iniziare quella lunga carriera che tutti conosciamo. Mio padre era un caro ammiratore di Mario Trevi, al punto che lo invitò al suo matrimonio, nel 1964, in veste di amico e cantante. Trevi lo accontentò e gli regalò qualche brano, tra cui Indifferentemente. La stessa cosa si ripeté quarant'anni dopo, nel 2004, quando mio padre festeggiò i suoi 40 anni di matrimonio, 45 anni di carriera e 70 anni di età. Ancora una volta Mario Trevi gli regalò un'esibizione. Di mio padre ricordo un importante aneddoto che riguarda Mario Trevi. Siamo nei primi anni '60. Nella piazzetta nei pressi della chiesa di Sant'Anna alle Paludi, dove abitava mio padre, si stava svolgendo una festa rionale in onore della Madonna. Quando la festa stava per giungere al termine, si stava aspettando la “grande vedetta” che doveva chiudere la serata: il signor Mario Trevi. Mio padre, sfruttando il fatto che era suonata la sirena del intervallo al porto, dove faceva lo scaricatore, andò ad assistere alla festa insieme ai suoi amici. Mentre si aspettava Mario Trevi, mio padre, incentivato da alcuni amici, si ritrovò a salire sul palcoscenico in tuta da stivatore e cantò Zampognaro 'nnammurato. Arrivò finalmente Mario Trevi. Mentre Mario Trevi saliva sul palco, nello stesso tempo scendeva mio padre. Si incontrarono, si salutarono e si presentarono. Da quel momento in poi Mario Merola passerà dal porto alla canzone napoletana. In seguito hanno continuato a frequentarsi, rimanendo in amicizia. Hanno lavorato insieme nelle feste di piazza, nei matrimoni e ai Festival di Napoli. Quando si incontravano scherzavano sempre tra di loro e si scambiavano complimenti a vicenda. E' stata sempre una persona stimata da mio padre.

**** “ TOMÁS MILIÁN ”

Le canzoni napoletane sono state sempre il mio debole. Devo dire sinceramente che mi sono piaciute tutte ed in special modo Nun chiagnere e Cunto 'e lampare. Molto divertente Tutt'a famiglia. Dorelli e Rascel sono stati molto bravi assieme a Mario Trevi, un cantante che farà moltissima strada.

(Intervista rilasciata al giornalista Aurelio Addonizio sul Sorrisi e Canzoni Tv n°39. 24 settembre 1961)

**** “ MILVA ”

La canzone italiana è nata all'ombra del Vesuvio, è qui che i poeti, compositori, ma anche umili fischiettatori capaci di inventare grandi melodie, hanno affidato alle voci più blle versi e partiture che hanno fatto il giro del mondo, come testimonio ogni volta che parto per un luongo tour internazionale. Spero di aver fatto bene, in fondo, sono stata svezzata bene, ormai tanti anni fa, da Giuseppe Marotta, Nunzio Gallo e Mario Trevi.

(In occasione dell'uscita del suo lp "Addio mia bella Napoli". 1997)

**** “ SALVATORE PALOMBA ”

Mario Trevi fa parte delle vere voci di Napoli. Ho conosciuto Mario Trevi dopo che ha cantato le mie prime canzoni, nel lontanissimo 1959. Mi accorgo adesso che, ahimè, sono passati più di cinquant'anni. Ha inciso due mie canzoni musicate da Eduardo Alfieri: Tu nun 'o ssaje e 'O pirata. Le ho ascoltate prima su disco e poi sono andato a sentirlo in teatro, mi pare al Teatro Italia. Questo è stato il primo incontro con Mario Trevi. Poi ci siamo visti tante volte ma, poiché non frequentavo l'ambiente della canzone, ci siamo visti solo nelle occasioni in cui abbiamo fatto qualche cosa insieme. L'incontro importante è avvenuto anni dopo, nel 1964, quando cantò una mia canzone, che giudico ancora molto bella, con la musica di Vian, al Festival di Napoli. La canzone è Me parlano 'e te. In quella occasione ricordo che sono andato, insieme al M° Vian, ad ascoltare la sua registrazione. Ha inciso il disco, prima di fare il Festival, alla RCA di Roma. Una grande orchestra diretta da Eduardo Alfieri, che ha fatto un magnifico arrangiamento. Nel 1968 Mario Trevi canta ancora una mia canzone. Questa volta Eduardo Alfieri, oltre a dirigere l'orchestra e fare l'arrangiamento, è autore della musica. La canzone si chiama Lacrema e la cantava in coppia con Mario Abbate. Il brano era un po', dal mio punto di vista, analizzandolo dopo tanti anni, troppo delicato, troppo poetico. Però tutti e due artisti la cantavano in un modo commovente. Facendo un passo indietro, c'è una curiosità. Tra le molte canzoni che ha inciso Mario, c'è una canzone italiana che ha inciso nel 1966. Si chiama Dove vai. La musica è ancora di Alfieri. Trattava un argomento che anticipava un poco i tempi. Un'anticipazione sul razzismo. Abbastanza strano sia per il repertorio di Mario Trevi che per quei tempi, però è una bella canzone che ricordo con piacere. Con Mario ci siamo persi un po' di vista perché negli anni settanta, nel 1975, ho iniziato il mio sodalizio con Sergio Bruni. Però lui, devo dire, è stato tra i principali divulgatori, tra tutti i cantanti napoletani che l'hanno cantata, di Carmela, la canzone che ormai è diventata un classico della canzone napoletana, che ho scritto con Sergio. Ho rincontrato Mario, dopo tanti anni, nel 2009, in una manifestazione fatta in onore di Sergio Bruni, a Villaricca. Lui ha ricantato Carmela, e ci siamo abbracciati con molto affetto.

**** “ FRANCO RICCI ”

Ricordati, tu sei l’ultimo dei grandi, perché sei il più piccolo in mezzo a Noi. Difendici tu. (Le ultime parole dette da Franco Ricci a Mario Trevi, due giorni prima della sua morte. Mario andò a trovare il caro amico Franco Ricci a casa. Seduti nel salone di quest'ultimo, in compagnia del figlio, Ricci chiese a Trevi di aiutarlo ad alzarsi dalla poltrona, perché non aveva le forze per alzarsi da solo. Dopo averlo aiutato ad alzarsi, Ricci gli sussurrò "Mario è finita". A quelle parole Mario iniziò a piangere. Franco Ricci lo guardò e gli disse le parole citate. 16 marzo 1997)

**** “ GIULIETTA SACCO ”

Io e Mario Trevi ci conosciamo da una vita. All'epoca ero una ragazzina che debuttava al Teatro 2000 e vidi Mario Trevi per la prima volta come professionista, che presentò il successo di Mare verde. Mi rimase. Poi, con il passare degli anni, ci siamo incontrati più volte e siamo diventati amici. Era anche intimo amico di mio padre. Mario gli dava consigli su come gestirmi artisticamente. Poi, un decennio dopo, abbiamo debuttato insieme, a Capri, al Festival di Napoli del 1970, con la canzone Sulitario. Peccato che non andò in finale, ma la vendita dei dischi andò avanti, e questa è la miglior vincita che può avere l'artista. Poi arrivò il Festival di Napoli del 1971. Come il 71 che gioca nella tombola. Se non fosse finito il Festival di Napoli penso che oggi, ai giovani che intraprendono la Canzone napoletana a Napoli, non si sarebbe inculcato il dilettantismo. Penso che avrebbero conosciuto la vera Canzone napoletana, sarebbero rimasti coinvolti anche loro e si sarebbero acculturati. Io e Mario ci siamo sempre incontrati in vari spettacoli, ed abbiamo fatto una bella carriera. Altro che "io canto" che dicono oggi. Ma che volete cantare? Qua abbiamo sudato sette camicie. Eh, ma chi ha fatt' ha fatt', 'a chi 'o vvonno?

**** “ JAMES SENESE ”

Mario Trevi, Sergio Bruni, Franco Ricci. Questi erano i cantanti che ascoltavo da ragazzo, dove sono nato, 'ngopp' 'o vico Paris' a Miano. Poi sono venuti i "nuovi", tipo Mario Merola. Nel corso degli anni, nel nostro mestiere, ci siamo sempre incontrati. C'è stato sempre un rispetto "fisico". Delle volte non c'è bisogno di parlare. Basta guardarsi in faccia e, senza parlare, dici "stiamo bene insieme". La faccia di Mario Trevi è immediata, simpatica. Dopo anni ho saputo che Mario Trevi dedicò un disco a Pino Daniele, e ci sono rimasto male perché non lo sapevo. Per noi è una fortuna che siamo riusciti ad "uscire fuori", ma la verità è che i mass-media dal paese non ti fanno mai uscire. È una questione di gelosia, di cultura. Noi artisti, quando ci incontriamo in qualsiasi tipo di manifestazione, che sia un matrimonio oppure un Festival, non facciamo tanti festeggiamenti, anzi, ci rispettiamo come artisti. Sappiamo cosa stiamo facendo e sappiamo il rispetto che dobbiamo avere per gli altri. Qual è il ricordo più forte? Il ricordo più forte è che tu mi dici "Mario Trevi" ed io ti rispondo "Napule". Mario Trevi è come Sergio Bruni, è Napoli.